La realtà che ho vissuto a Chisinau ha due facce. C’è la città con numerosi negozi anche europei con articoli di marca. Lì vedi gente vestita bene, le donne con scarpe e borsa dello stesso colore di moda, che i giovani non sono diversi dai nostri, sempre col telefonino in mano e vestiti anche di marca.
Al centro diurno per anziani c’è l’altra faccia della medaglia. Entravano vecchietti curvi, certamente avevano lavorato la terra finchè le forze non sono venute meno. Tanti con problemi di salute anche gravi, ma non c’è l’assistenza che ricevono i nostri anziani qui in Italia. lì se hai dei soldi da portare ai medici, infermieri o assistenti di sala operatoria (bustarelle) vieni operato e curato bene, altrimenti torni a casa con il tuo male.
Ciò che mi ha fatto riflettere è che non c’è famiglia alle loro spalle, sono abbandonati a se stessi. Le Suore sono veramente brave, cercano di venire incontro ai loro bisogni affidandosi alla Provvidenza, sia per il vestiario, medicine, generi alimentari che ricevono da vari paesi italiani e non che le conoscono e sanno quanto bene fanno a tutti i bisognosi, sia al centro che nelle famigli. C’erano vecchietti vestiti bene, puliti e stirati, ma ho notato che il tempo che ho dato una mano in mensa, erano pochi quelli che cambiavano i vestiti. La suora mi ha spiegato che forse quello è l’unico decente e lo indossano solo per venire a pranzo.
Per tanti quello che ricevono lì è l’unico pasto della giornata. C’erano donne che portavano dei contenitori di vetro e dividevano quello che veniva loro portato e la metà portavano a casa, forse per la cena? Oppure c’era qualcuno che aspettava quel misero pasto. La carne e il pesce veniva servita solo una volta al mese. La zuppa fatta di verze come primo e cereali in umido con cetriolo o altra verdura in agrodolce come secondo. Mentre li servivo, ricevevo sempre un sorriso ed un grazie nella loro lingua, un signore mi dava il “Buon giorno” e “Grazie mille” in italiano e ne era orgoglioso, anche a me faceva tanto bene al cuore. Quando salivo dalle suore per il pranzo, trovavo sempre cose buone, le ringraziavo di cuore ma il mio pensiero era rimasto in mensa. Con me, a dividere questa esperienza c’era anche Silvana, è stata una compagna molto cara, discreta e presente nei momenti tristi. Le suore sono state molto affettuose, mi sembra di conoscerle da sempre, mi sono sentita accolta come in famiglia. Il distacco è stato commovente, ho lasciato un po’ di me a Chisinau. Spero di riabbracciarle tutte, se Dio vuole, vorrei tornarci.
Anna Maria
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