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Diario e Emozioni di un Viaggio

Mariucci Franzolini-Pigat, Amici di Udine

Con il permesso di Mariucci, stralciamo alcune note del diario personale che ha scritto lungo il viaggio da Udine al Benin, fatto insieme al marito Danilo nel 45° anniversario del loro matrimonio, e con gli altri Amici di Udine. Essi sono legati, ormai da 15 anni, alle nostre comunità di quel Paese da un profondo affetto, che si traduce in concreta, generosa e perseverante carità.

                             

17 novembre 2022  -  Bagagli pronti e chiusi!

Nei due bagagli a mano da 8 kg c’è stato tutto il necessario per me e Danilo. 

Le altre 4 valigie sono piene di tutto e di più: le caramelle donate dai bambini del Friuli ai bimbi del Benin, macchinine, magliette, cappellini, profumini e orecchini, divise da arbitro...

Sono passati 14 anni dal mio ultimo viaggio in Africa. Ora però è giunto il momento: il grande sogno di tornare in Africa si sta avverando! 

Si parte per il Benin, riabbraccerò quella terra che mi ha preso un pezzo di cuore, un po’ della mia vita, il pensiero quasi quotidiano.

L’ansia per la partenza è alta, ma la gioia si sta insinuando in maniera prepotente!

18 novembre -  Fin a ieri sera, fino all’arrivo a Cotonou, vestivo l’abito della turista.

Poi si è aperto il portellone dell’aereo, e mi sono resa conto di essere tornata in Africa…

35 gradi con un’afa asfissiante.

Poi il trasferimento nella missione di Setto. L’arrivo all’una di notte. Una cotta…

Stamattina però gli odori, i rumori sono quelli che ho tanto ricordato.

La strada è peggio di ciò che immaginavo. Ci sono tratti che è come correre sui solchi del granoturco.

22 novembre - È difficile, molto difficile spiegare le emozioni che sto provando. 

La pista per raggiungere i villaggi mette a dura prova il fisico. Poi arrivi e senti dire solo: “Grazie perché venite da noi, fino qui”.

Noi, piccolo gruppo degli Amici di Udine che piano piano in 15 anni e con l’aiuto di tante persone e parrocchie siamo riusciti a dare ciò che è l’essenziale per vivere: acqua e istruzione.

La gratitudine nei nostri confronti è immensa, indescrivibile.

Diversi villaggi continuano a chiederci acqua e scuole perché hanno visto e valutato la differenza di cui stanno godendo già 10 villaggi per le scuole e 20 villaggi per i pozzi per l’acqua.

 

23 novembre - 234 bambini che frequentano la scuola. Sono emozionata a distribuire cinque caramelle ciascuno. Le appoggio sul loro banco. Le guardano e non le toccano. Solo dopo che siamo usciti dall’aula le mettono in tasca. Ogni tanto ne mangiano una, anche solo la succhiano un po’ e, prima di riporle, le contano e le ricontano. Chissà quando saranno grandi cosa ricorderanno e cosa racconteranno.

24 novembre - Ci sono villaggi e villaggi come in tutto il mondo... ma Wakawaka è uno di quei villaggi super!

In mezzo ai campi di cotone vogliono, ripeto vogliono, che i figli vadano a scuola. 

Hanno fatto una piccola scuoletta, l’hanno allungata con una tettoia per poter ospitare una classe, stanno adoperando anche la piccola chiesa per fare lezione. 

Persone grandemente dignitose, persone che ci insegnano molto.

Persone che continuano a ringraziarci perché siamo tornati da loro, perché non li abbiamo dimenticati.

Loro ti trattano come un Dio in terra… Io mi sento invece piccola e impotente.

27 novembre - Oggi sono alla mia prima inaugurazione di un pozzo.

Cosa vuol dire essere presente all’inaugurazione di un pozzo per l’acqua?

Vuol dire percorrere piste in mezzo al nulla. Arrivare nei villaggi fatti di capanne di fango. Trovarti in mezzo a persone che cantano e ballano per dimostrare la loro riconoscenza.

Ti spiegano che da sempre hanno vissuto, combattuto e soprattutto sofferto per la mancanza di questo bene prezioso.

Ti rendi conto di quanta acqua sprechiamo senza pensarci molto.

Molti dei venti pozzi che abbiamo realizzato sono stati fatti in memoria di qualcuno che fisicamente ci ha lasciato, ma che vive ancora in quell’acqua che sgorga pulita, vive ancora negli occhi di quei bambini che non devono più faticare per andare a cercarla a chilometri di distanza, nel greto di un fiume ormai in secca… Che bello!

1 dicembre - Stamattina alle 6 abbiamo salutato Kandi. Chissà se ritornerò.

Ho cercato di imprimere nella mente tutti i particolari: i fiori, i colori dei sassi, il cielo meravigliosamente stellato.

“Da quando abbiamo l’acqua non c’è più sofferenza - Grazie per l’amore che avete per noi - Non siete mai stanchi di noi - La scuola porta luce e noi siamo usciti dal buio - Gesù aiutava gli altri, anche voi fate lo stesso - Con il vostro volerci bene abbiamo scalato le montagne”.

Questo ciò che ci hanno detto ai villaggi. Quando tornerò a casa mi porterò queste frasi nella mente e nel cuore.

E naturalmente la casa delle suore con le loro voci, le loro attenzioni.

Grazie, grazie, grazie per tutto ciò che mi avete dato, che mi avete insegnato e tutto ciò che date e fate per aiutare chi ha bisogno.


 


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Gioia... Gratitudine... Essenziale...

Finalmente a fine settembre 2022 in 34 (28 ragazzi, accompagnati da 6 adulti), siamo partiti verso l’Africa, in Togo e in Benin, e verso il Brasile, ospitati dalle suore della Provvidenza presso le loro missioni.

Non sapevamo nulla di quello che ci attendeva; avevamo pianificato qualche attività attraverso le videochiamate fatte con le suore in Africa e Brasile, più con lo scopo di conoscerci un po' prima della partenza, ma nulla poteva anticipare veramente quello che avremmo vissuto.

In questi brevi incontri on line, alle piccole paure o preoccupazioni, curiosità o ansie espresse dai ragazzi su quello che avremmo fatto, la risposta delle suore in Africa e di Rodrigo e suor Maria in Brasile è stata: “Vi aspettiamo con gioia, non vediamo l’ora che venite”.

E così il giorno della partenza è arrivato e il nostro viaggio è iniziato.

Cosa abbiamo fatto?

Siamo stati semplicemente con le suore, ci hanno fatto vedere le loro missioni, le attività che fanno nei villaggi e, attraverso queste, abbiamo conosciuto le persone: donne, uomini, bambini, dove vivono, cosa fanno per vivere. E l’impatto con le loro vite è stato stravolgente, le emozioni provate sono state incredibili.

 Ognuno di noi è arrivato lì portando il proprio vissuto come fosse un libro rilegato, chiuso: ciascuna pagina era un pezzetto di noi che il tempo aveva scritto, definendo giorno per giorno il nostro cuore, le nostre aspettative, il nostro ruolo nel mondo.

Arrivare in Africa e in Brasile e vivere l’esperienza di questo viaggio è stato come un vento forte che ha aperto il libro e fatto volare le pagine. La nostra quotidianità, per noi così scontata, fatta di certezze, di comodità, di possesso di cose e persone, si è sgretolata già nei primi giorni di vita lì.

Un ragazzo in Togo ha detto che questo viaggio ha spaccato in due la sua vita.

Alcuni dei ragazzi non hanno parlato nei primi giorni della nostra permanenza: quello che stavano provando era tanto forte per loro e non riuscivano a decifrarlo.

Un altro ragazzo ha paragonato ciò che ha vissuto lì a un quadro del Caravaggio nel quale importanti non sono tanto i personaggi ritratti, quanto l’ombra e la luce che li risaltano e fanno scoprire l’essenziale.

Nei primi giorni del nostro viaggio ha predominato l’ombra: vedere i bambini, le donne, gli uomini, gli anziani che vivono in così tanta e schietta povertà, che si arrabattano per avere un po' di cibo, per fare un lavoro con i pochi mezzi a disposizione, che camminano chilometri per andare a scuola, che muoiono per non avere la possibilità di cure mediche, che tentano di salvarsi dalla violenza gratuita e incomprensibile delle strade in cui vivono...

I primi giorni abbiamo vissuto in uno stato di confusione, era come stare nella nebbia e non riuscire a vedere la luce, a trovare un senso a quello che stavamo provando.

Poi, stando con le suore, con Rodrigo e parlando con loro, facendoci raccontare le storie della loro vita, guardando ciò che fanno nelle loro missioni (asili, scuole, ospedali, villaggi), abbiamo compreso che la loro vita ”è” in relazione ai bisogni di quella gente, che il “donarsi” così gratuitamente e instancabilmente, come ha detto un altro ragazzo, è la loro vita.

E così, in un attimo, la nebbia si è dissolta, l’ombra si è ritratta e ha lasciato che il nostro cuore fosse riscaldato dalla luce e che i nostri occhi riscoprissero l’Essenziale.

Siamo tornati nelle nostre case in Italia felici, con il desiderio di raccontare a tutti i nostri cari e ai nostri amici, attraverso quello che avevamo visto, le nostre più profonde emozioni e con la speranza che quella Gioia e quella Gratitudine non potessero riguardare solo il viaggio, ma che ci accompagnassero nella nostra vita, nella semplice quotidianità.

Mirella Mancini,
a nome di tutti i ragazzi



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